Casa Amatller di Barcellona: L’Ultima Casa Modernista della Città
| Indirizzo | Passeig de Gracia, 41, 08007 Barcellona |
| Orari di Apertura | Tutti i Giorni: 10:00-18:00 (Ultima Entrata alle 18:00) |
| Costo Biglietto | Da 15,00€ |
| Contatti | 📧 [email protected] |
⭐⭐⭐⭐
su Tripadvisor.it
+ 983 Recensioni
Storia
Nel 1898, Antoni Amatller i Costa, un imprenditore nel settore del cioccolato decide di far rimettere a nuovo un edificio che ha comprato anni prima.
Così commissiona il lavoro a Puig i Cadafalch, il quale elabora un progetto per ridefinire l’edificio e dargli uno stile gotico urbano.
Questo significa:
- Facciata piatta
- Cortile centrale
E poi l’aggiunta di una scala d’accesso alla casa.
L’architetto, per questo lavoro, oltre a prendere spunto dallo stile spagnolo, si ispira anche allo stile dei Paesi Bassi (come si vede nella parte superiore della facciata) e per altri dettagli.
Ad occuparsi delle sculture decorative è stato Eusebi Arnau, ed ancora oggi i suoi lavori sono integri e visibili.
Nel 1941, Teresa Amatller incarica l’architetto Josep Gudiol i Ricart di trasformare il piano nobile – una volta abitato dalla famiglia Amatller – nell’Istituto di arte ispanica Amattler, ancora aperto oggi.
Descrizione
La casa è composta da:
- Piano Terra
- Quattro piani
- Sottotetto
Il piano terra è in pietra, mentre il resto della facciata è verniciato con colori tipici catalani.
Questo stesso piano è diviso in 2 parti, dove a destra si raggiunge la gioielleria Bagués.
Al primo piano c’è un balcone in ferro battuto con una finestra con 3 aperture decorato.
A questo piano c’è un appartamento ricco di particolari e decorazioni caratteristiche dello stile di Puig i Cadafalch, il quale al tempo ha disegnato anche alcuni mobili qui.
Sul pavimento c’è un mosaico di stile romano dove bianco e nero si combinano.
Al 2° piano c’è un balcone e 2 finestre al centro, mentre al terzo c’è una galleria ad archi più piccoli simili a quelli del piano terra.
Nella mansarda c’è un salone con delle belle decorazioni in legno opera di Gaspar Homar.
